Il taxi electro-minimal
Nel recente giretto a Milano e a Roma ho preso il taxi una quindicina di volte e ho avuto modo di osservare meglio l’umanità varia che compone la categoria.
C’è un po’ di tutto:
quieti e irascibili, fanatici dell’ordine in plancia, fanatici della bici che hanno speso più che per un motorino per comprarsela, guidatori di Prius ibrida che – dicono – si ricarica quando frena e durante la marcia, aspiranti muti, logorroici irredimibili, “pianisti” pigiatori di tasti per cambiare la tariffazione (si spera senza truffare il trasportato…), donne al volante che guidano (miracolo! :P) bene.
I miei taxisti romani erano più strani, soprattutto se:
a) cercano di costringerti a cantare Miss Sarajevo perché «Pavarotti sc’a na bella vosce, vero?…bello ‘sto pezzo eh?»;
b) dopo che ti eri lamentato per la tendenza media alla riproduzione di musica “melodica” sui taxi a Trastevere ti carica per contrappasso il taxista che ascolta electro-minimal a palla, con cappellino di lana e anello al pollice, che parla soltanto per lamentarsi di un pezzo a suo dire estremo perché aveva un suono che sapeva di “trapano” e va a 130 km/h fissi, in qualunque condizione.
Taxista romano, va bene essere “ggiovane” ma quando vai a lavorare non ti impasticcare! :D