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Trump, Musk e l’effective accelerationism

«We came in peace for all mankind» (cit.).

Questa settimana la vittoria schiacciante di Trump in America ha generato grande dibattito. Al netto dei catastrofismi ideologici di una progressismo che sta sbagliando ricetta per la contemporaneità, della difficoltà nel comprendere uno scenario peculiare come quello americano e dei preconcetti sull’imprenditore che si fa politico ci sono alcuni aspetti interessanti che hanno a che fare con la speranza e con il mondo di domani.

Una parte del voto americano ha identificato Trump come colui che, con un nuovo isolazionismo o un focus sull’Asia-Pacifico, potrebbe stoppare la copertura alla guerra in Ucraina e a quella in Medio Oriente. È improbabile che l’America smetta di intervenire sugli scenari globali caldi ma le geopolitiche dem si sono dimostrate catastrofiche. Se anche soltanto una parte degli sforzi e dei fondi destinati agli armamenti venissero dirottati altrove il genere umano potrebbe fare passi avanti verso la Singolarità.

La presenza di Elon Musk al fianco di Trump, citato anche nel discorso della vittoria e coinvolto in importanti interlocuzioni, lascia pensare (e sperare) a quelli che non gli si oppongono per antipatia (bisognerebbe chiedere che cosa hanno fatto gli altri per sentirsi a loro agio nel parlare male comunque di un imprenditore che, seppur controverso, ha già raggiunto risultati straordinari) che un focus potrebbe aprirsi sulla corsa allo Spazio, sull’intelligenza artificiale, su una rivoluzione dei trasporti, dei sistemi energetici, del sistema monetario, dei media.

Ho visto di recente For all Mankind su Apple TV+, una serie distopica che immagina la storia se la gara tra russi e americani fosse continuata, portando a progressi tecnologici più veloci, a sbarcare già su Marte e anche a meno guerre. Non nego di esserne rimasto impressionato e di aver associato ai progressi di SpaceX anche dopo aver visto il booster di Starship acchiappato dai “chopsticks” della rampa.

Spero che Trump e Musk possano dare una spinta a quello che in due parole si chiama effective accelerationism, un pensiero che vuole spingere sull’acceleratore della tecnologia per cambiare velocemente il modo in cui viviamo e portarci verso le stelle, verso un altro scalino della Scala di Kardašëv e nuove forme di progresso pacifico.