Obama e l’american dream
A qualche giorno dall’elezione di Barack Obama, a freddo, vorrei fissare alcune considerazioni. Ho seguito con poca attenzione le elezioni americane, anche se avrei voluto seguirle meglio, e ci sono molti motivi per cui rimarranno nella storia.
Sono fondamentalmente un conservatore e mi trovo più a mio agio con i repubblicani, eppure nutrivo delle simpatie per Hillary Clinton. Mi piace la storia da “maverick” di John McCain e apprezzavo Sarah Palin per la sua determinazione. Ad ogni modo guardo con ammirazione all’affermazione di Barack Obama perché, al di là delle frequentazioni del suo passato e di un’abilità di guida ancora tutta da dimostrare, Obama è un simbolo dell’american dream, quel sogno per cui “in the land of the free you can be what you want to be”. L’ascesa di Obama, rimbalzato alla convention repubblicana di otto anni fa, vincente sulla Clinton e trionfante su McCain (che ha ha fatto un “concede” estremamente patriottico e lodevole: «I wish Godspeed to the man who was my former opponent and will be my president») è una storia americana, tipicamente americana, e un motivo in più per me per amare l’America.
Sorrido guardando e leggendo gli italiani che lo osannano, rabbrividisco quando Veltroni anche lontanamente si accosta a lui («Yes he can, no you can’t», dovremmo ripetergli) e penso che Obama li deluderà perché gli ideali di fondo degli americani permeano in maniera bipartisan repubblicani e democratici. Per esempio quello della supremazia in Medio Oriente: l’Iran rimane nel mirino.
Obama è un ottimo comunicatore e fa un uso massiccio delle tecniche della programmazione neurolinguistica. Ma la sua forza sta nel messaggio: CHANGE, change has come to America. È stato in grado di attivare milioni di persone, motivarli, stringerli insieme per una causa, stimolarne la creatività (gli artisti, i designer e i comunicatori hanno prodotto delle cose fantastiche per cui si parla di Obama Art). Se fosse soltanto per questo è già e sarà nella storia. Ero tra quelli che, forse per disattenzione, non hanno colto la portata e la forza del suo messaggio.
Sull’uso di Internet che ha fatto credo ci sia molto da approfondire e studiare, non è questa la sede. Apprezzo molte cose della campagna, dalla precedenza al web per la comunicazione (che dimostra una percezione dei tempi di Internet) a Change.gov.
Il fascino di Obama, in parte o del tutto, ha toccato ciascuno di noi. Eppure il sogno potrebbe diventare un incubo.
Per il momento buona fortuna, presidente.
Tony, rimarrà deluso solo chi lo crede un messia.
Condivido buona parte delle tue considerazioni, nonostante a differenza di te mi senta più a mio agio con i liberal ,piuttosto che con i conservatori. E se tu hai apprezzato la Clinton e ti sei fatto affascinare da Obama, ti assicuro che la notte delle elezioni, io, ho trovato il discorso di Mc Cain un bellissimo esempio di civiltà politica e senso isitituzionale. E in generale, ho apprezzato il candidato Mc Cain, per la sua storia politica, non solo personale. Quando lo sento parlare di “servizio al paese”, ho la sensazione che sia un uomo che crede in quel dice.
Quando sento parlare certi politici italiani (di tutti gli schieramenti) la sensazione invevùce, è quella di assistere a un gigantesco gioco di ruolo, nel quale ci si limita a trovare slogan efficaci per attirare, confortare e/o aizzare i propri tifosi.
Lo slogan “change” ha avuto successo negli USA, perché è il sistema culturale e politico di quel paese a renderlo credibile. Perché lì, le generazioni e le fazioni a un certo punto cedono il passo e in ogni caso chi vale ha delle chances.
Credo sia per questo che persone diverse come te e me, alla fine della fiera, hanno imparato o apprezzato qualcosa “nel campo avverso”. Perché al di là di tutto, sappiamo che la nostra realtà è molto diversa, ben più triste e autolesionista.
Vorrei scrivere tantissime altre cose…..
Il vero cambiamento è che i bastardi (mutt si è definito la settimana scorsa il presidente eletto) hanno preso il potere. Che finisce finalmente l’etica post 11 Settembre, della purezza della razza, della gara a chi ce l’ha più lungo delle civiltà, di Oriana Fallaci e della retorica delle etnìe inintegrabili. Si riaprirà la partita del multiculturalismo. Il sogno potrebbe diventare un incubo, per quelli che la pensano come te (ma in fondo no, chi ti conosce sa che nella diversità, quella degli anni ’90 per esempio, tu ci sguazzi, quindi diagnosi: sopravviverai)!
Meraviglioso quel Mac in foto con PacMan che minaccia di azzannarsi la mela mozzicata (un PacMan nero, ovviamente…).
Comunque, nel merito, sentire diversi esponenti e militanti leghisti osannare l’elezione di Obama mi disorienta un po’. Certo, per lo più essi salutano con entusiasmo la possibilità di un maggior disimpegno dell’America dal resto del mondo (quello che l’estrema sinistra e la lega, appunto, chiamano “imperialismo”), ragion per cui sono ben felice della probabile nomina della Clinton a segretario di Stato, perchè senza l’America sulle nostre teste noi non si va da nessuna parte. Dio ci scampi da una chiusura degli States in se stessi.
per carità, l’articolo di Deedario è giusto, e gli auguri al nuovo presidente glieli facciamo tutti. Però: B.H.Obama ha raccolto il doppio dei soldi rispetto a McCain, ha saputo usare magistralmente il computer, ha entusiasmato nell’ordine: i giovani, i neri, gli ispanici, gli ebrei, i cattolici, le donne, le minoranze, i gay, i poveri, insomma quasi tutti, ha avuto l’appoggio di Hollywood, di tutti i media, dell’alta finanza, degli industriali, delle università, degli scrittori, dei politici stranieri (invece per McCain, secondo tutti i telegiornali italiani, hanno votato i bianchi ricchi e vecchi): insomma con tutto questo ben di Dio Obama ha avuto il 52% dei voti, McCain il 46%, gli ultraliberali il 2%!.
Rimarrano delusi chi gli ha messo in bocca parole non sue e chi pensa che il partito democratico abbia qualcosa in comune coi pagliaccetti del PD ( discorso che vale anche peril Pdl e l’elefante con la differenza che sta volta anche il Pdl era ridicolmente obamiano ( provabilmente perchè pensavano che il vecchio John non avrebbe gradito per nulla le sparate3 pro Putin , mentre Obama si limitera ad ignorarle come fondamentalmente ignorerà tutta l’Europa )
Mac sarebbe stato un grande presidente , ne ero stra sicura conoscendolo bene di Obama non so molto ,come d’altra parte nessuno ne sa molto ,ma di due cose sono certa la politica estera americana non cambierà di un millimetro ( lui è il presidente americano non della Ue o dell’unione degli stati africani ) e non nominera la Clinton consigliere di stato ( il ruolo del presidente non prevede divisioni di potere e due galli nel pollaio non funzionerebbero )
Per il resto condivido alcune tue considerazioni ,ma soprattutto il tono del discorso come anche antonellac e romain